Presidi rafforzati sui territori e sanità più vicina al cittadino. Taglio del nastro nel Bergamasco, per le prime tre “Case di Comunità” deliberate con la riforma della sanità lombarda, per l’Azienda Socio Sanitaria Territoriale (Asst) “Papa Giovanni XXIII” di Bergamo. Ad aprire i battenti sul territorio orobico, venerdì scorso (25 febbraio 2022), sono state la Casa di Borgo Palazzo, quella di Gazzaniga e la Casa di Comunità di Calcinate. L’evento si è svolto alla presenza del sindaco di Bergamo Giorgio Gori, del presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana, del vicepresidente e assessore regionale al Welfare Letizia Moratti e del direttore dell’Agenzia di Tutela della Salute (Ats) di Bergamo Massimo Giupponi.
Le Case di Comunità sono state concepite come presidio di prossimità nelle funzioni di cura e assistenza: un luogo, insomma, di prevenzione e promozione della salute attraverso l’integrazione tra figure professionali diverse ed i tanti, qualificati servizi offerti all’utenza.
Sia il presidente, sia il vicepresidente della Regione hanno ringraziato tutti i professionisti sanitari (e non) presenti all’inaugurazione. Figure queste, è stato ribadito, che hanno contribuito, con il loro operato, a raggiungere un risultato importante per l’intera comunità lombarda. Tra queste non potevano ovviamente mancare i Biologi. L’Ordine Nazionale dei Biologi era infatti presente al taglio del nastro con il dott. Rudy Alexander Rossetto, già vicedelegato della Delegazione Lombardia dell’Onb, ed una nutrita rappresentanza di Biologhe lombarde.
Nel corso dell’inaugurazione, il dott. Rossetto ha avuto occasione di intrattenere uno scambio cordiale con i rappresentanti del “Pirellone“, e ribadire loro la disponibilità dell’Ordine dei Biologi di voler mettere a disposizione delle istituzioni regionali le competenze e la professionalità dei propri iscritti a supporto del progetto di prossimità costituito dalle Case di Comunità.
In particolare, proprio in tale ottica, è stata anche sancita la collaborazione tra l’Ats bergamasca ed i diversi Ordini Professionali attraverso una lettera di intenti firmata dal presidente dell’Onb Vincenzo D’Anna che, per la prima volta in assoluto, ha aperto la possibilità di inserimento dei Biologi nei diversi ambiti fondamentali della sanità pubblica che sono propri di questi presidi (sia hub che spoke).
Inoltre, al tavolo di confronto è spiccata anche la possibilità di poter inserire, in tali ambiti, i Biologi nutrizionisti che potranno collaborare anche con le altre figure sanitarie (vedi gli psicologi in pazienti con disturbi alimentari ma soprattutto in prevenzione degli stessi) o con i medici specialisti già inseriti negli stessi hub per pazienti che presentano patologie cliniche.
Altra prospettiva, di cui pure si è parlato, è l’inserimento degli stessi Biologi nelle attività di “point of care” in collaborazione con i tecnici di laboratorio. I point of care testing, o più semplicemente “poct“, in italiano “test presso il punto di assistenza o cura”, possono essere definiti come un’analisi svolta in prossimità del sito di cura o di assistenza del paziente (in questo caso le Case di Comunità). Per quanto concerne i contenuti dei poct, sempre relativamente all’eventuale coinvolgimento dei Biologi, quelli eventualmente utilizzati potrebbero essere:
– Contaglobuli per emocromo
– Emogasanalizzatori per EGA, elettroliti e ioni, lattati
– Piccoli POCT per esami di chimica clinica (troponina, BNP, PCT), coagulazione ed emostasi, urine
– Glucometri
– POCT per esami microbiologici
Ovviamente valutabili ed installabili in base alle esigenze della struttura in cui sarebbero collocati.
“Il nostro progetto, legato all’introduzione dei poct attraverso una rete capillare controllata e monitorata, nasce con l’idea di valorizzare e potenziare la rete della diagnostica e delle cure territoriali per assicurare un’assistenza mirata e capillare, soprattutto in quei territori distanti da centri ospedalieri e laboratori, così da garantire una risposta diagnostica in breve tempo ai cittadini” ha commentato il presidente dell’Onb Vincenzo D’Anna, salutando in tale iniziativa “un’ulteriore possibilità d’impiego” per gli “stessi Biologi i quali potrebbero prestare la loro opera, qualora necessitasse, nei termini di prelievi capillari e venosi, vaccinazioni, tamponi ecc.”.
Il dott. Rossetto, nel ringraziare e complimentarsi con i direttori di tutte le Asst Bergamasche, ha avuto modo di portare i saluti dell’Onb al sindaco Gori al quale ha illustrato la nuova figura del Biologo di comunità, di recente promossa ed illustrata nel corso di un incontro organizzato dall’Ordine nazionale dei Biologi in Senato, con i sindaci delle principali città metropolitane, nonché i membri dell’Associazione Nazionale dei Comuni Italiani (Anci). Si tratta di una “figura” innovativa che, se opportunamente coinvolta, potrebbe essere chiamata ad assumere un ruolo di supporto tecnico fondamentale nell’azione amministrativa operando nei programmi di “Protezione, Manutenzione e Gestione del Territorio“.
Con il governatore Fontana e con l’assessore al Welfare Moratti, ed alla presenza del direttore generale dell’Ats Bergamo Giupponi, Rossetto ha poi rimarcato “il desiderio e la piena disponibilità a collaborare con i vari ordini professionali, per contribuire al raggiungimento del risultato finale del benessere dei cittadini attraverso la messa a punto di progetti condivisi”.
Tale volontà è stata condivisa anche dal dott. Guido Muzzi presidente dell’Ordine Tsrm-Pstrp della provincia di Bergamo, il quale ha evidenziato “l’interesse a sviluppare nuovi progetti con l’Ordine dei Biologi e gli altri ordini professionali che hanno già dato il proprio benestare”.
Questo tipo di approccio è stato accolto positivamente anche dal Dg welfare della Regione Lombardia che ci ha tenuto a ringraziare l’Ordine dei Biologi “per essere intervenuto all’inaugurazione della Casa di Comunità”.
La collaborazione tra Ordini, è stato fatto notare, “costituisce una sfida importante che se messa in grado di funzionare potrà rappresentare una svolta ed un vero cambiamento per la sanità”. Proprio da uno di questi Ordini, quello dei Biologi sono giunti i ringraziamenti da parte del presidente D’Anna, ai vertici dell’Ats Bergamo per aver coinvolto i Biologi invitandoli “a prendere parte a questa iniziativa e per essere stati i primi, in Italia, ad inserirli negli organici nelle case di comunità”.
Dal canto suo Giupponi, direttore generale dell’Ats, ha ringraziato gli Ordini intervenuti per la disponibilità dimostrata sul campo. “Questo, per noi – ha detto Giupponi – è un momento importante che ha visto la presenza del governatore Fontana e del vicepresidente Moratti i quali hanno avuto modo di verificare di persona lo stato di avanzamento delle nostre Case di Comunità ed in particolare, la presenza di alcuni servizi già attivi, soprattutto quelli di carattere ambulatoriale. Punti unici che faciliteranno l’accesso da parte dei cittadini, la prima applicazione della telemedicina (che verrà applicata attraverso la televisite), i teleconsulti e l’organizzazione di servizi domiciliari più adeguati”.
“Dalla Regione agli Ordini professionali coinvolti – ha proseguito Giupponi – siamo convinti che la partecipazione di tutte queste realtà alla direzioni dei servizi all’interno di queste strutture, consentirà alle stesse di essere considerate non solo come luogo di aggregazione tra le varie professioni sanitarie, ma anche come vero e proprio punto di riferimento per i territori”. “Entro fine anno – è l’obiettivo designato – si vuole arrivare ad aprire 10 strutture tra case e ospedali di comunità e siamo impegnati in questo lavoro con tutti gli stekholder tra cui appunto l’Ordine dei Biologi che ringraziamo nuovamente”. Un Ordine, quello dei Biologi “che ha deciso non solo di essere al nostro fianco, ma di contribuire con progetti che stiamo valutando e che speriamo di poter attivare nel minor tempo possibile” ha concluso il direttore dell’Ats bergamasca.