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Una nuova frontiera per la diagnosi di virus a partire dalla saliva

Uno studio firmato dalla Vicepresidente dell’Ordine dei Biologi Marzia Bedoni svela il potenziale della spettroscopia SERS per rilevare e monitorare le infezioni da SARS-COV-2 attraverso l’analisi salivare, offrendo nuove prospettive nella diagnosi e nella ricerca medica

di Ufficio Stampa
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L’utilizzo della biofotonica come metodo di diagnosi apre nuove prospettive nel campo clinico, grazie ad uno studio di grande rilevanza scientifica, condotto dal team di ricercatori LABION dell’IRCCS Fondazione Don Gnocchi, sotto la direzione dalla dott.ssa Marzia Bedoni, Vicepresidente dell’Ordine dei Biologi della Lombardia e segretario della Federazione Nazionale degli Ordini dei Biologi (FNOB). L’articolo intitolato “Molecular Understanding of the Surface-Enhanced Raman Spectroscopy Salivary Fingerprint in People after SARS-COV-2 Infection and in Vaccinated Subjects” studio, pubblicato su Chemosensors (Volume 12, Issue 7, July 2024, Article number 136) e vede tra i coautori anche il Presidente dell’OBL, il dr. Rudy Alexander Rossetto. 

Lo studio esplora una metodologia innovativa, basata sull’analisi della saliva tramite spettroscopia Raman, amplificata con nanotecnologie per aumentarne il segnale (SERS). Questo tipo di analisi non solo semplifica la raccolta dei campioni, ma permette anche di ottenere informazioni altamente sensibili sui biomarcatori presenti nella saliva.

L’analisi SERS ha messo in luce differenze significative nei profili molecolari salivari tra individui infetti e non infetti da SARS-COV-2. Attraverso un’analisi retrospettiva, i ricercatori hanno esaminato campioni di saliva da persone infette e vaccinate per scoprire se le variazioni spettrali fossero legate al virus o alla risposta immunitaria.

I risultati hanno rivelato che le alterazioni molecolari nella saliva possono persistere fino a un mese dopo un primo tampone positivo, anche quando il test rapido risulta negativo. Tuttavia, non sono stati identificati segnali specifici direttamente attribuibili a proteine virali o anticorpi coinvolti nell’infezione.

Questa ricerca non solo dimostra il potenziale della spettroscopia SERS come strumento di rilevamento e monitoraggio del COVID-19, ma sottolinea anche la necessità di ulteriori studi per comprendere appieno le variazioni molecolari associate alla malattia e alla risposta immunitaria. 

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